lunedì 10 novembre 2014

Speleologia: Scavi alla grotta dei Tre Rospi ,presso Valsorda di Gualdo Tadino(appennino Umbro Marchigiano)

Esplorazioni a monte Maggio. A Valsorda, in questi ultimi mesi c'è una rinnovata presenza di gente che, con sacchi speleo e strani attrezzi, costantemente prende la via che da Clelia porta al Rifugio del CAI e poi prosegue verso il monte Maggio. Tornati quasi per caso nella vecchia grotta che si apre al centro del monte, gli speleologi hanno “rivisitato” l’interessante cavità, disceso i due pozzi, ipotizzato nuove vie, finora negate da un solido pavimento di roccia sul fondo. Contemporaneamente Fabio Donnini trova nei pressi un bel pozzo, nascosto da un acero, che scende per cinque metri prima del solito riempimento di terra e massi. Incredibile che, a memoria d’uomo, nessuno l’abbia mai notato, tra i tanti frequentatori del monte, visto che si apre a poche decine di metri dal sentiero, su terreno scoperto, tra rocce, l’acero e piccoli faggi. Un po’ di storia: la Grotta di monte Maggio 105 UPG è conosciuta da sempre, probabile rifugio di pastori, buon riparo e nascondiglio. Indagata già nel primo novecento dai soci dello Sport Appennino, che a ragione riteniamo gli antenati degli speleologi attuali in territorio gualdese (per l’ attenzione verso i fenomeni carsici e per la costante frequentazione del mondo sotterraneo), fu visitata e rilevata da speleologi del G.S. CAI Jesi nel 1961. Il Gruppo Speleologico Gualdo Tadino, a quattro anni dalla costituzione, se ne occupò nel giugno – luglio 1980, nella sua prima campagna esplorativa. Con base a Valsorda, sia con tende sia utilizzando il Rifugio Chiesetta, per più giorni squadre del gruppo raggiunsero la grotta, armando i pozzi, allargando una strettoia a m –13 con uso di un gruppo elettrogeno e di un martello demolitore, fino a raggiungere il fondo. Dopo aver saggiato possibili prosecuzioni senza buoni esiti, si disarmò la grotta, che non fu più discesa fino al 2014. Il ventisette di agosto Fabio, Franca, Vittorio salgono monte Maggio, passano per il nuovo pozzo (chiamato dei Tre Rospi in omaggio ai suoi occupanti) che è di strada, arrancano per l’ultimo erto pendio, raggiungono la grotta, che è riarmata e discesa dopo trentaquattro anni, un primo pozzo da m 11, una stretta continuazione meandriforme e un altro salto di sei metri. Occhi che guardano con questi anni d’esperienza, consapevoli di altre tecnologie disponibili: si può fare, e il sogno ricomincia. Si lavora su due fronti, ai Tre Rospi e alla 105. Vecchi, nuovi, anche inconsapevoli speleologi sono della partita, gl’intramontabili speleo del gruppo gualdese  GSGT, Massimo, Enrico, Giuseppe, Vittorio, Andrea, Enzo, Celestino, ma anche Giovanni, Renato, Paolo, Aldo, Marianna, Maria Giulia, Marzia, Sergio, Sabrina. Un nuovo gruppo di gualdesi si unisce: Walter, Daniela, Carlo, Patrizia, Filippo, mentre nella 105 prevalentemente operano Fabio e Francesco, speleologo di Magione, insegnante, e Edi, attiva con Francesco nel Gruppo Speleologico CAI Perugia. Allo stato attuale, pur con le difficoltà per un autunno che avanza, l’esplorazione della grotta dei Tre Rospi (impostata su una faglia che ha direzione nord - sud) procede e di domenica in domenica vede affollarsi all’orlo del pozzo sempre più persone, che attimo per attimo vivono il sogno di un passaggio che sembra ampliarsi verso le profondità di monte Maggio, finora negate e ben protette da una sorte se non avversa sicuramente avara e beffarda. Nella grotta 105, superato il precedente fondo con non poca fatica, si scende per un’altra decina di metri in un terzo pozzo: sul fondo si localizza la prosecuzione ed al momento si cercano soluzioni per stabilizzare alcuni punti critici e proseguire l’esplorazione in sicurezza. Vittorio Carini GSGT