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Trekking in Pakistan 2010
Da Askole a Nagar attraverso i ghiacciai BIAFO e HISPAR
Biafo Glacier e Hispar Glacier sono contigui e formano insieme il ghiacciaio più lungo dell’Himalaya, circa 140 chilometri. Il punto di incontro è il passo Hispar La a 5150 metri. Ad est di esso il ghiacciaio si allarga in una grandissima spianata estesa circa 116 chilometri quadrati per circa 1500 metri di profondità. Questo “altopiano” di ghiaccio fu chiamato dai primi esploratori “Snow Lake”. Le valli che li contengono collegano, con orientamento da sud-est a nord-ovest, il Baltistan, in particolare la valle del Braldu (fiume che scende dal Baltoro – K2), e la valle di Hunza.
Difficile trovare compagni per uno dei trekking più impegnativi del Karakoram. Messaggi e ricerche online, ed eccoci, dopo numerosi forfait, appena in quattro, due italiani (noi), un californiano e uno scozzese di origine cinese. Ognuno dal proprio angolo di mondo, parte per Islamabad il 15 di luglio.
Un volo interno ci porta da Islamabad a Skardu, volando a fianco del Nanga Parbat e di tante altre cime che non riconosciamo ma che ci tengono incollati al finestrino.
Dopo aver preparato i sacchi personali, finalmente il 20 partiamo in jeep per Askole, percorso sterrato e accidentato che ci conduce dopo 7 ore all’ultimo centro abitato.
E’ fatto di case di blocchi di fango con tetti legno di salice e terra argillosa data dal fiume, sopra viene messo sterco di Yak e capra ad essiccare e da bruciare negli ambienti sotterranei dove si vive durante l’inverno. La popolazione è autosufficiente, coltivi di cereali e ortaggi, mucche di taglia piccola, capre, galline, caccia.
Il 21, dopo l’ingaggio dei portatori (esclusi molto incazzati) e il peso rigoroso dei carichi (25 kg a testa), si parte. Il ghiacciaio comincia quasi subito e durerà per altri 14 giorni. Ci accompagnano una guida pakistana e 16 portatori. Non abbiamo satellitare e passeremo 15 giorni in cammino, fuori dal mondo.
I primi sei giorni e gli ultimi quattro i campi sono all’asciutto, su radure di erba o detriti ai margini del ghiacciaio. In queste tappe il percorso giornaliero tipo inizia con l’attraversamento della morena laterale, un lungo tratto al centro del ghiacciaio e un secondo attraversamento della morena per raggiungere il campo successivo; ovviamente tutto senza sentiero, salvo i brevi tratti a secco, seguendo una infinita sequenza di ometti di pietra che aiutano ad aggirare i crepacci. Nelle tappe centrali, alle quote più alte, i campi sono su neve.
I ghiacciai sono fiancheggiati da cime granitiche a nord e da vette ghiacciate a sud, molte tra 6 e 7 mila metri e più, molti sono i ghiacciai laterali da attraversare. Le foto parlano da sole. Ma non dicono delle nostre forti emozioni, dello spirito di gruppo, della solidarietà, della semplicità di questi pakistani uomini di montagna che in scarpette di gomma, sorriso sulle labbra e 25 chili sulle spalle ci hanno accompagnato per mano in questo bellissimo percorso.
A causa della terribile alluvione, il ritorno a casa è stato difficile, incerto, tratti in trattore o sul tetto di pulmini seduti sui sacchi, stipati in un cargo militare… ma il più difficile era passato e il disastro che abbiamo lasciato ci fa quasi vergognare della nostra vacanza.
Torneremo presto a portare un po’ di denaro tra le montagne del Pakistan.